Op. cit., 1976
GPE-0024
Stampe fotografiche, eliocopie, collage e disegno a inchiostro rosso
40 x 60 cm
Firmato, titolato e datato al verso, al centro: “Giulio Paolini / Op. cit. / 1976”
Numerazione autografa al verso, al centro
6 esemplari in numeri arabi da 1/6 a 6/6
Edizione prodotta in proprio dall’artista
Le dimensioni dell’edizione (40 x 60 cm) e la squadratura tracciata a inchiostro rosso ricalcano il formato e il disegno che definiscono il primo quadro di Giulio Paolini, Disegno geometrico, 1960 (GPO-0001). Il quadro stesso è riprodotto nella fotografia applicata nel primo dei quattro quadranti ottenuti dalla suddivisione della superficie del foglio per mezzo degli assi ortogonali. Il secondo quadrante, in senso orario, accoglie una duplice riproduzione dell’edizione medesima, progressivamente ridotta nelle dimensioni. Nel terzo quadrante un testo dattiloscritto, intitolato “Disegno geometrico, 1960”, propone un estratto dall’intervista rilasciata dall’artista a Luca Maria Venturi nell’ottobre 1975. Il passaggio riporta una domanda di Venturi, seguita dalla risposta di Paolini: “LMV: Ti interessa la permanenza del lavoro in sé stesso, dei suoi significati, o vedi le tue operazioni come specchio di situazioni che mutando determinano la loro storia? E di conseguenza: esiste una scissione tra le opere e la teoria che le provoca, nel tuo caso? GP: Direi che la teoria è semmai la conseguenza, più che la ragione di un’opera. Nessuna scissione quindi, dal momento che l’arte, come la vita, non può che ripetersi illudendosi di cambiare”. Nel quarto quadrante un altro foglio dattiloscritto ripete lo stesso testo, ma in traduzione inglese e intitolato con il titolo e la data dell’edizione, “Op. cit., 1976”1.
Secondo una dichiarazione dell’artista rilasciata nel 2000, proprio la traduzione inglese del testo originale sarebbe stata la ragione della realizzazione dell’opera, nata per rettificare un errore suscettibile di compromettere la chiave di lettura di Disegno geometrico. “A causa di una traduzione sbagliata, si invertiva il senso del mio discorso. Era un riferimento al mio primo quadro inserito in un contesto che rischiava di metterlo in equivoco: un’errata corrige”2. La scelta del titolo – l’abbreviazione “op. cit.” mutuata dal contesto bibliografico indica, nelle note a un testo, una pubblicazione già citata per esteso in una nota precedente – vuole rimandare tanto alla formulazione del testo originale quanto all’”opera citata”, Disegno geometrico, e al suo significato.
In altre parole, Op. cit. intende convalidare il valore paradigmatico di Disegno geometrico, riconoscendo e ribadendo la valenza universale dei suoi assunti concettuali. In quanto falsariga di qualsiasi rappresentazione, il quadro del 1960 è un contenitore potenzialmente illimitato di immagini, che per definizione inscrive ogni opera successiva. Come dichiara tra le righe il testo dattiloscritto, la ricerca successiva di Paolini non è altro, infatti, che una ripetizione o una traduzione di quel primo lavoro, quantunque mutevole nella forma.
1 L’intervista di Venturi è stata pubblicata solo in inglese, in “Studio International”, a. 191, n. 979, Londra, gennaio - febbraio 1976, pp. 30-31.
2 L’errore interessa il passaggio “l’arte, come la vita, non può che ripetersi”, che nella traduzione inglese è diventato, al contrario, “art as life cannot be repeated” (dove “art as life” rischia inoltre di essere inteso come “l’arte come vita”, concetto particolarmente inviso a Paolini). Cfr. G. Paolini nell’intervista di A. Madesani, Conversazione fra Giulio Paolini e Angela Madesani, in Rubare l’immagine. Gli artisti e la fotografia negli anni ‘70, catalogo della mostra, Spazio Labs, Milano, Edizioni Tega, Milano 2000, pp. 72-73.
Testo: estratto da Giulio Paolini. An interview with Luca Venturi, in "Studio International", a. 191, n. 979, Londra, gennaio - febbraio 1976, pp. 30-31.
1976 | Brescia, Banco (Galleria Massimo Minini), Giulio Paolini, 4-30 dicembre. |
1992 | Bonn, Bonner Kunstverein, Giulio Paolini. Impressions graphiques. Das graphische Werk 1967-1992, 24 febbraio - 29 marzo (catalogo Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24). |
1993 | Winterthur, Kunstmuseum Winterthur, Giulio Paolini. Impressions graphiques. Das druckgraphische Werk 1967-1992, 16 gennaio - 7 marzo (catalogo Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24). |
1995 | Lisbona, Fundação Calouste Gulbenkian / Centro de Arte Moderna José de Azeredo Perdigão, Giulio Paolini. Impressions graphiques. Múltiplos e Obra Gráfica 1969-1995, 16 marzo - 28 maggio, non ripr. nel pieghevole della mostra (catalogo Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24). |
1996 | Apolda, Kunsthaus Apolda Avantgarde, Giulio Paolini. Impressions graphiques, 27 settembre - 27 ottobre (catalogo Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24). |
1997 | Göppingen, Kunsthalle, Giulio Paolini. Impressions graphiques. Das graphische Druckwerk 1967-1995, 9 marzo - 13 aprile (catalogo Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24). |
• | G. Paolini nell’intervista di A. Madesani, Conversazione fra Giulio Paolini e Angela Madesani, in Rubare l’immagine. Gli artisti e la fotografia negli anni ‘70, catalogo della mostra, Spazio Labs, Milano, edizioni Tega, Milano 2000, pp. 72-73. |
• | “La città di Riga”, n. 1, La nuova Foglio Editrice, Pollenza (Macerata), autunno 1976, ripr. col. pp. 64-65. |
• | Impressions graphiques. L’opera grafica 1967-1992 di Giulio Paolini, Marco Noire Editore, Torino 1992, cat. n. 24, ripr. col. |