Nove quadri datati dal 1967 al 1971 visti in prospettiva, 1972

L’asse mediano orizzontale della squadratura di Disegno geometrico (1960, GPO-0001) funge da linea d’orizzonte alla fuga prospettica di nove presunti quadri precedenti dell’artista, allineati in due sequenze tagliate dai limiti del quadro. Il disegno lineare è inciso con una punta metallica sulla tela dipinta a tempera blu scura, simulando di riportare alla luce la traccia di immagini preesistenti, già inscritte nella tela.
L’introduzione della prospettiva nei lavori del 1972 visualizza in termini eloquenti l’intento di considerare l’opera come visione in trasparenza di altre opere in essa inscritte o inscrivibili: come contenitore di immagini potenziali, o come “scena” predisposta per il manifestarsi potenziale di un’immagine. Nelle parole dell’artista: “Non è stata mia preoccupazione segnalare se quelle forme corrispondono a un quadro o a un altro. […] Poiché si tratta sempre di un’immagine che attende di essere definita, in quanto non lo è sufficientemente come iconografia, ma è sempre un’immagine, per così dire simbolica, la finalità è proprio quella di chiedersi se questa immagine globale ne possa avere una”1.

1 G. Paolini nell’intervista di M. Bandini, in “prospects. Note d’arte contemporanea redatte da Luciano Inga-Pin”, n. 1, Milano, marzo-aprile 1972, s.p. (ripubblicato in Giulio Paolini, 1960-1972, a cura di G. Celant, Fondazione Prada, Milano 2003, p. 381). Sull’uso della prospettiva in generale cfr. le dichiarazioni dell’artista nella conversazione con Jole de Sanna e Adachiara Zevi, in G. Paolini, Ancora un libro, I libri di A.E.I.U.O, Editrice Inonia, Roma 1987, pp. 44-46, 48.