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Nullus enim locus sine genio est, 1969

GPO-0185

Incisione su metallo (variabile secondo l’esemplare)

22.5 x 28 cm

La tiratura di tre esemplari è attestata dagli esemplari noti finora, forse è superiore. Gli esemplari differiscono tra loro per il materiale (rame, alluminio, ottone).

1 Esemplare in rame: Fondazione Pistoletto, Biella
2 Esemplare in alluminio: Ubicazione sconosciuta
3 Esemplare in ottone: Collezione privata

L’opera può essere allestita in due modi diversi – a parete (come la sua natura di “targa” richiederebbe) o su una base. Entrambi gli allestimenti richiedono una collocazione in prossimità dell’entrata di un ambiente espositivo (idealmente all’esterno della sala espositiva), nel ruolo di annuncio, avvertimento o premessa. In nessun caso l’opera può essere collocata come un “quadro” in posizione dominante sulla parete né come un “oggetto” al centro dell’ambiente.
Nel caso di allestimento su una base bianca opaca, l’opera deve essere disposta all’interno di una teca di plexiglas, con un’altezza di ca. 15-20 cm e misure che garantiscano un respiro di ca. 7 cm tutt’intorno alla targa. Quest’ultima dovrà essere collocata lievemente sfalsata rispetto ai lati del contenitore (evitando cioè che i lati della targa siano paralleli a quelli della teca) e con lieve inclinazione (con l’aiuto di un piccolo spessore rigido), in modo da non essere completamente distesa sul fondo della teca.

La nota frase latina (Non vi è luogo senza nume tutelare) – ripresa dal commento di Servio al quinto libro dell’Eneide di Virgilio (5, 95) – è incisa sulla superficie di una lastra di metallo, identica nel formato alle targhe o insegne che in Italia sono presenti all’entrata di un edificio per annunciare un ufficio, uno studio di avvocatura, uno studio medico o simili (da qui la presenza dei quattro fori negli angoli, per avvitare la targa al muro). In sede espositiva, l’opera pensata per una collocazione all’ingresso dell’ambiente, funge da premessa o annuncio.
L’opera fa parte di un gruppo di lavori coevi (GPO-0183, GPO-0184, GPO-0185, GPO-0187) con enigmatiche citazioni latine trascritte su striscioni, basati su un paradosso, come spiega l’artista: le scritte latine “recitate e divulgate con l’enfasi propria di uno striscione o di un’insegna” restano riferite, di fatto, “a un ordine di riflessioni private”. “Le trascrizioni sono intese come pronunciamento, professione di fede, ma anche consapevolezza della loro irripetibilità, confinate come sono in una lingua antica e lontane da ogni possibile verifica o riappropriazione”
1, dichiara Paolini.

1 G. Paolini in conversazione con M. Disch (2003), in M. Disch, Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, Skira editore, Milano 2008, vol. 1, cat. n. 183, p. 198.

Citazione tratta da Servio, commento al quinto libro dell’Eneide di Virgilio (5, 95).

1971 Roma, QUI arte contemporanea, Understatement. Fabro, Mochetti, Montealegre, Nagasawa, Paolini, Trotta, 27 gennaio - 10 febbraio, citato come esposto s.p., ripr. n. 2; esemplare indicato come “3” in questa scheda.
1977 Genova, Galleria Unimedia, Un cardine storico: il Concettuale, dal 28 ottobre; esemplare indicato come “3” in questa scheda.
2012 Weimar, Neues Museum, Arte Povera aus der Sammlung des Kunstmuseums Liechtenstein, 28 agosto - 21 settembre, citato come esposto p. 99, ripr. col. p. 65, scheda di M. Disch p. 64; esemplare indicato come “3” in questa scheda.
G. Paolini in conversazione con M. Disch (2003), in Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, a cura di M. Disch, Skira editore, Milano 2008, vol. 1, cat. n. 183, p. 198.
Qui incontri, in “Qui arte contemporanea”, n. 7, Roma, dicembre, 1971, ripr. p. 7.
M. Disch, Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, Skira editore, Milano 2008, vol. 1, cat. n. 185, p. 200, ripr.
S. Smets, Looking at Latin 1911–1965–2019, in “Jolcel”, magazine online semestrale, n. 8, Gand, 2023, p. 116, ripr. p. 115.
Scheda a cura di Maddalena Disch , 03/03/2025