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Platea, 1978

GPO-0378

Collage su riproduzioni fotografiche, matita e matita rossa su carta

Sei elementi 30 x 40 cm ciascuno, misure complessive variabili

Collezione privata, Napoli

I sei collages – disposti ognuno sul lato destro di una cartella bianca e accompagnati da un’iscrizione autografa sul lato sinistro della cartella – vanno distribuiti su altrettante sedie (da regista, oppure di stile più antico, secondo il contesto espositivo), accostate a brevi intervalli, lungo un tracciato leggermente incurvato (in nessun caso in fila rettilinea).
In alternativa possono essere esposti a parete, a breve distanza l’uno dall’altro, allineati in sequenza orizzontale oppure accostati a formare un assieme rettangolare di 3 x 2 o 2 x 3 unità.

I sei elementi incorniciati sono costituiti ognuno da una cartella bianca, che sul lato sinistro reca inscritto dall’artista un nome con l’iniziale in rosso, mentre sul lato destro reca applicato un collage con una figura maschile o femminile. I sei nomi identificano i soggetti delle immagini con i protagonisti che nella parte finale dell’Odissea di Omero sono chiamati a riconoscere Ulisse al suo ritorno a Itaca: Penelope, Laerte, Anticlea, Telemaco, Eumeo e Antinoo. Nella lettura in successione, le iniziali formano la parola “platea”, riferita dal titolo. Ciascun personaggio è connotato da un attributo distintivo: Penelope è rappresentata dalla fotografia di una donna circondata da manufatti tessili che tiene davanti a sé, come fosse un libro, l’immagine in bianco e nero di una donna in piedi sulla soglia di una porta. L’anziano Laerte è evocato attraverso l’immagine del quadrante di un orologio, sovrapposta a vari fogli che una mano disegnata a matita tenta di trattenere. Anticlea, madre di Ulisse, è rappresentata da un’immagine di Carla Tatò in questo stesso ruolo nel progetto teatrale Platea ideato da Carlo Quartucci e Giulio Paolini. Telemaco, il figlio di Ulisse, è evocato attraverso due immagini di viaggio, rispettivamente il sedile di un treno e un giovane su una barca in mezzo al mare. Eumeo, servo di Ulisse, è rappresentato dall’immagine di un set fotografico, che attraverso una lacerazione nella parte centrale lascia intravedere uno scorcio marino. Antinoo, infine, è rappresentato da due modelli maschili, uno fotografico e uno disegnato, ripresi da una rivista di moda.
Nella prima esposizione dell’opera a Napoli nel 1978, Paolini aveva allestito i sei elementi su altrettante sedie accostate a breve distanza, orientate verso gli spettatori, a suggerire una platea. La chiave di lettura dell’opera risiede infatti nel termine “platea”, che designa l’area antistante il palcoscenico di un teatro, riservata al pubblico: i sei personaggi evocati nei collages suggeriscono una platea in attesa della rappresentazione – analogamente alle precedenti versioni di
Platea (GPO-0298, GPO-0348) – mentre gli spettatori si ritrovano “in scena”, invitati a vestire i panni di Ulisse, il vero protagonista del poema di Omero così come dell’opera di Paolini.

1978 Napoli, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Giulio Paolini, dal 9 febbraio, senza catalogo.
G. Paolini, Platea. Ulisse (lo spettatore) di fronte ai personaggi in attesa della rappresentazione, in “Figure. Teoria e critica dell’arte”, a. 2, n. 6, Roma, 1983, p. 15 (ripubblicato in Giulio Paolini, Le Nouveau Musée, Villeurbanne 1984, vol. Images/Index, pp. 142-143).
Paolo Mussat Sartor Fotografo 1968-1978. Arte e artisti in Italia, Stampatori Editore, Torino 1979, ripr. pp. 176, 177.
Giulio Paolini. Atto unico in tre quadri, catalogo della mostra, Studio Marconi, Milano, Gabriele Mazzotta editore, Milano 1979, ripr. p. 109.
G. Paolini, Suspense. Breve storia del vuoto in tredici stanze, Hopeful Monster editore, Firenze 1988, ripr. p. 158.
F. Poli, Il dèmone della teatralità, in Giulio Paolini. Il “Teatro” dell’opera, catalogo della mostra, Galleria Franca Mancini, Pesaro, Agenzia Editoriale Essegi, Ravenna 1991, p. 10, non ripr.
M. Disch, Giulio Paolini. Catalogo ragionato 1960-1999, Skira editore, Milano 2008, vol. 1, cat. n. 378, p. 383, ripr. (veduta espositiva Napoli 1978) e ripr. col. (dettagli).
Paolo Mussat Sartor Luoghi d’arte e di artisti. 1968-2008, JPR|Ringier, Zurigo 2008, ripr. s.p.
M. Disch, The Author, the Work and the Viewer: The ‘Performative’ Dimension in Giulio Paolini’s Work, in Entrare nell’opera. Processes and Performative Attitudes in Arte Povera, catalogo della mostra, Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz, Verlag der Buchhandlung Walther König, Colonia 2019, pp. 190, 193, ripr. p. 191; nell’edizione tedesca pubblicata nel 2021 pp. 81-82, non ripr.
S. Menichini, “La caduta di Icaro” di Giulio Paolini (1981). Uno studio iconografico, in “L’uomo nero. Materiali per una storia delle arti della modernità”, n.s., a. XVII, n. 17-18, Milano, febbraio 2021, p. 169, ripr. p. 168.
Scheda a cura di Maddalena Disch , 03/03/2025