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Tre colori, 1976

GPC-0445

Matite colorate su carta

50 x 70 cm

Firmato, titolato e datato al recto, in basso al centro: “Giulio Paolini Tre colori 1976”

Ubicazione sconosciuta

L’enigmatica crittografia trascrive a grandi lettere squadrate e in colori diversi i dati anagrafici dell’opera – nome dell’autore, titolo e data – iscritti in calligrafia autografa in basso al centro: “Giulio Paolini” (a matita verde), “Tre colori” (a matita color lilla), “1976” (a matita arancio).
La relazione tra le due scritture – quella pressoché illeggibile e quella in calligrafia autografa – genera un paradosso: se da un lato la crittografia non fa altro che ripetere, tautologicamente, i dati preesistenti dell’opera, dall’altro genera un soggetto misterioso, ai limiti della decifrabilità. La scrittura, tautologica nel suo contenuto, diventa un’immagine, peraltro illeggibile: tra i due momenti, apparentemente scontati, resta uno scarto, un enigma, un vuoto di senso.

L’opera fa parte di un gruppo di varianti sullo stesso tema, sviluppate tra il 1976 e il 1977 su carta (GPC-0416, GPC-0418, GPC-0420, GPC-0423, GPC-0445, GPC-0448), su tela (Tre colori, 1976, GPO-0343, Due quadrati, 1977, GPO-0347) e come edizione grafica (Double page, 1977, GPE-0027).

2004 Busto Arsizio, Fondazione Bandera per l’Arte, Il Disegno nell’arte italiana dal 1945 al 1975. Da Morandi al Concettuale, 28 marzo - 30 maggio, citato come esposto p. 82, non ripr.
Giulio Paolini. “Una collezione ’60/’80”, Studio Marconi, Milano 1990, ripr. pp. 144-145 (con didascalia errata, riferita all’opera pubblicata alle pagine precedenti; la didascalia corretta si trova a p. 142).
Carte italiane. Opere su carta dal 1950 al 2000 nella Collezione “CartaSi”, a cura di A.C. Quintavalle, Skira editore, Milano 2000, p. 144, ripr. col. p. 145, citato nell’elenco delle opere in collezione p. 191.
Scheda a cura di Ilaria Bernardi e Maddalena Disch, 19/06/2025