L’exil du cygne, 1983

Sulle rive del lago di Nemi – riprodotto nella fotografia e trasformato nell’immagine di una tavolozza mediante il ritaglio ovale – è inserita la figura del Narciso addormentato prelevata da una riproduzione in bianco e nero di Eco e Narciso (1627 ca.) di Nicolas Poussin. In corrispondenza della sua mano convergono l’immagine di una piuma-penna e il becco del cigno disegnato con il proprio riflesso a convalidare l’illusione dello specchio d’acqua. La piuma fotografica trova a sua volta riscontro nello strappo a forma di piuma che fende la riproduzione del lago. Nello strappo sono inseriti un frammento lacerato in cui appare la cifra nove (intesa come simbolo di compiutezza) e alcuni frammenti lacerati di una riproduzione paesaggistica a colori (altri particolari del medesimo soggetto sono sparsi tutt’intorno).
Il titolo si richiama all’ultima terzina del sonetto di Stéphane Mallarmé Le vierge, le vivace... (1914), in particolare all’omofonia fra i termini francesi "signe" (segno) e "cygne" (cigno). L’“esilio” del cigno (nella sua valenza simbolica in ambito poetico) è anche quello dei segni e del linguaggio, che non sono in grado di fissare la dimensione dell’assoluto.
L’opera fa parte di un gruppo di lavori dallo stesso titolo basati sul medesimo tema iconografico, sviluppati fra il 1982 e il 1984 in diversi media (tra i lavori di grande formato cfr. GPO-0466, GPO-0513, GPO-0514, GPO-0915, tra le opere su carta GPC-0638, GPC-0965 e tra le edizioni grafiche GPE-0046).