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Vis-à-vis, 2002

GPO-0875

Calchi in gesso, basi bianche, matita e matita rossa su riproduzione fotostatica in teca di plexiglas, matita su parete

Due calchi 55 x 25 x 15 cm ciascuno, due basi 160 x 30 x 15 cm ciascuna, teca 80 x 80 cm, misure complessive 300 x 275 x 15 cm

Collezione privata, Roma

Le due metà del calco in gesso di una testa ellenistica di Alessandro Magno sono collocate una di fronte all'altra – vis-à-vis come recita il titolo – su due basi addossate alla parete. Dai due occhi si dipartono le traiettorie dell’angolo visuale, delineate a matita sulla parete. Lo scambio di sguardi inscrive una teca di plexiglas, che racchiude il disegno stesso della parete con la teca e l’incrocio di sguardi (delineato a matita rossa e ripetuto tre volte); la teca riprodotta nel disegno duplica a sua volta il prospetto della parete.
Nello scambio di sguardi, l’immagine dell’opera è posta in risalto attraverso la ripetizione (o
mise-en-abîme), ma nel contempo il raddoppiamento porta alla sua progressiva scomparsa. Da una “copia” all’altra del medesimo soggetto, uno degli elementi viene infatti a mancare: nel primo passaggio (dai calchi al disegno nella teca), spariscono le due figure; in seguito (dal disegno nella teca alla sua rappresentazione all’interno dello stesso disegno) viene azzerata l’immagine racchiusa nella teca, limitata a un quadrato bianco.
L’opera si inscrive negli sviluppi di un tema distintivo avviato nel 1975 con Mimesi (cfr. GPO-0283) e sviluppato nel 1992 con Vis-à-vis (GPO-0707). Comune denominatore tra queste opere è lo scambio di sguardi tra due volti identici che interroga le ragioni dell’esistenza stessa dell’opera e del suo farsi attraverso il nostro sguardo. Più tardi la tematica viene riformulata in termini inediti nella serie Vis-à-vis (Amazzone), 2019 (GPO-1087, GPO-1088, GPO-1089) e Vis-à-vis (Kore), 2020 (GPO-1090).

Menas, Alessandro Magno, III sec. a.C., marmo, Museo Archeologico, Istanbul.

Scheda a cura di Maddalena Disch , 03/03/2025